
Con “Il grande funerale” è finito quello che io ho sempre chiamato un po’ presuntuosamente: “Il mio libro”. Racconti scritti più o meno due anni fa, sotto la spinta di una necessità inarrestabile ed anche un po’ ingenua, che si proponevano di indagare, senza censure e senza io giudicante, la fotografia dei ricordi attraverso particolari da niente, inezie. L’inizio è una morte sventata che è anche una specie di rinascita (e infatti è l’ultimo che ho scritto in ordine di tempo), la fine è invece rappresentata da morti vere che mi hanno segnata, dodici racconti in tutto, di diversa lunghezza, ma in genere piuttosto brevi, lampi. Ne ho pubblicato uno ogni giovedì, da fine ottobre ad oggi e nel cammino è nata una bella collaborazione con Roberta Toscano, mia amica da tempi immemorabili ed artista che ha dato un’immagine sua alle mie parole. In questi mesi, ogni lunedì io le mandavo un racconto, lei lo leggeva in anteprima (non li ha mai saputi tutti dall’inizio) e poi mi rispondeva inviandomi un po’ di proposte di immagini sue, ognuna con un titolo proprio, ne discutevamo insieme e poi, al giovedì pubblicavo racconto e immagine abbinata.
Tutti racconti sono questi:
Tuffi di superficie
Domenico
La piscina
Hammam
La seduzione
Milano
La borsetta
La felicità
Il cappotto blu elettrico
Mio padre
Le mie morti
Il grande funerale
Sempre in questo cammino, a un certo punto, mi è venuta l’idea di pubblicare anche una poesia la domenica, ne avevo un po’ nel cassetto, scritte sempre nello stesso periodo dei racconti, quando c’erano immagini o pensieri che non riuscivano proprio a svilupparsi di più, che necessitavano della forma breve, di uno spazio di immaginazione libero tra le (poche) parole. Ne sono nati così 9 “Intervalli domenicali” abbinati ad altrettante fotografie di Roberta e a riguardarli adesso, alla distanza, mi sembra che abbiano un senso, che si inseriscano armonicamente nel progetto.
Questo per dire che nella storia del mio recente blog c’è stata una sorta di parabola, insomma, e tutte le parabole hanno un inizio e una fine. Quindi, di fatto, “Tuffidisuperficie”, il mio blog, dovrebbe finire qui. E però credo che lo terrò aperto comunque, sia pur senza più un filo rosso come è stato fino ad ora, senza un’architettura. Uno spazio aperto per scrivere, se mi andrà di farlo. Intanto insieme a Roberta decideremo anche cosa fare di queste nostre concluse fotografie. Voi non lasciatemi.fin
Spero di cuore che l’avventura del tuo blog non finisca qui: il tuo talento come blogger non deve andare sprecato.
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Non posso che dire grazie! Grazie! Grazie!
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Sai come la penso….
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Buongiorno, spero di leggerla ancora. Buona vita.
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